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HOME > VISITA DELLA CHIESA > Le Tele e gli Stendardi > Stendardo processionale bifacciale olio su seta rossa

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Olio su seta rossa: “Adorazione della Santa Croce con i Santi Ubaldo, Pietro da Verona, Elena e i Confratelli”

autore: Pietro Paolo Baldinacci e Maestro Silvio- 1517

 

Si tratta di un pregevolissimo gonfalone in seta rossa dipinto su ambedue le facce con il medesimo soggetto l’Adorazione della Santa Croce con i Santi Ubaldo, San Pietro Martire, Sant’ Elena e i confratelli che sono raffigurati in una scala più piccola, consuetudine medievale dove i personaggi di minore importanza venivano raffigurati più piccoli. Sant’ Ubaldo è il patrono di Gubbio mentre san Pietro Martire, campione della lotta contro gli eretici è stato martirizzato nel ‘300 con un ascia che gli è stata conficcata in testa.

La particolarità di questo stendardo processionale è che evidenzia tutti i danni tipici dei gonfaloni in quanto sono evidenti le mancanze sia in senso orizzontale che nelle bordature; lacune accentuate dal fatto che il supporto dello stesso è in seta rossa e non in tela. È da ritenere che il gonfalone, dipinto su un supporto molto sottile, mostrato nelle tante processioni a cui partecipavano i confratelli, subì continui danni dovuti all’esposizione, alle piogge, alla canicola estiva; ebbe quindi una breve durata e trovò definitiva sistemazione sopra un altare. Viene descritto infatti nella relazione della visita pastorale del 1642 come icona sull’altare.

Il Bonfatti nel 1874 pubblicava un documento, da lui rinvenuto, sulla base del quale viene attribuita la paternità di questa opera a Pietro Paolo Baldinacci (pittore eugubino allievo di Bernardino di Nanni dell’Eugenia, che subì l’influenza di Sinibaldo Ibi e di Luca Signorelli) ed un certo Maestro Silvio che la realizzarono negli anni 1517-1521. La conferma della paternità artistica al Baldinacci viene proprio dai documenti d’archivio che mettono in evidenza il ruolo dei due autori. Il pittore del gonfalone fu certamente Pietro Paolo Baldinacci mentre Maestro Silvio ha svolto un altro ruolo sempre importante, quello di realizzare l’apparato processionale: alle sue decorazioni e alla sua doratura

Il recupero della seconda faccia venne eseguito, con il restauro del 1954, da Giovanni Mancini che tolse la foderatura ed provvide al consolidamento della seta effettuato con un identico tessuto applicato nelle lacune con resine sintetiche. Alberto Polidori della Laborestauri, nel 1984/85, dopo i necessari interventi sulla pellicola pittorica, ha evitato di tensionare il dipinto su un telaio inserendolo tra due lastre di plexiglas; un intervento da alcuni definito molto discutibile.

Opera restaurata nell’anno 1953 da Giovanni Mancini e nel 1984 dalla Laborestauri di Perugia