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Al passaggio della Processione nelle vie cittadine vengono accesi, a cura dei fedeli,  i focaroni e i torticci.

 

I primi sono vere e proprie cataste di legna alte circa 4 metri mentre i secondi sono dei cesti di ferro battuto sorretti da un palo appoggiato a terra e ripieni di legna che

arde; caratteristici sono i tre focaroni di piazza San Pietro, di via Dante e di via XX Settembre dinanzi la chiesa di San Marziale: conferiscono un quadro surreale e caratteristico al passaggio della Sacra Rappresentazione; il fuoco delle "torce a vento" accompagna e rende suggestivo durante la processione il passaggio dei 26 strumenti della passione di Gesù.

 

L’origine di questa usanza è medievale:  il fuoco rappresenta un vero “atto di purificazione”.

Questi grandi falò venivano accesi in occasioni particolari per la Vigilia della Festa di S. Giovanni B., per la vigilia dell’Annunciazione (25 marzo), per la vigilia di  

San Giuseppe (19 marzo), e per la sera della “venuta”, vigilia della Madonna di Loreto (10 dicembre). In queste occasione era facile vedere le colline che contornano la piana di Gubbio costellata dai punti luminosi dei fuochi:oggi è rimasta la sola tradizione del Venerdì Santo e della vigilia di San Giuseppe.